Testo di Mariangela Rossi
In questa storia c’è un prima e un dopo, che si assomigliano e hanno un podio in comune. Protagonista è Passalacqua, ieri ritrovo di personalità nel mondo della musica, dell’arte e della politica – da Napoleone a Winston Churchill al compositore Vincenzo Bellini che ne fece la sua dimora –, oggi sofisticato e intimo hotel tra giardini terrazzati sulle rive del Lago di Como. Protagonista è un villa del Settecento riportata al suo originale splendore dalla famiglia De Santis, già proprietaria del Grand Hotel Tremezzo. Il podio, invece, è quello su cui salgono le eccellenze per i World’s 50 Best Hotels, evento che incorona ogni anno i gioielli dell’ospitalità nel mondo. Passalacqua è stato riconosciuto nel 2023 come “World Best Hotel” e nel 2024 “Best Hotel in Europe”, sbaragliando ancora la concorrenza delle catene internazionali. La motivazione è dichiarata: «Un ritiro sublime che ha il sapore di una dimora privata e sfrutta al massimo la magica posizione sulle rive del lago». Soddisfacendo, aggiungiamo noi, tutti i criteri di un vero boutique hotel, cioè una struttura con meno di 50 camere, ognuna diversa dall’altra, che non fa parte di un grande gruppo e che vanta un servizio personalizzato con caratteristiche uniche per la destinazione «È un grande riconoscimento, perché siamo un hotel indipendente, aperto nel 2022. E siamo piccoli, con 24 suite. Ma il vero lusso oggi è l’autenticità e poter guardare le proprie radici, concetti importanti della nostra italianità da portare all’estero. Passalacqua è una storia di famiglia che parla di amore e anche la realizzazione di un sogno. E noi continueremo a sognare», dice Valentina De Santis, anima lungimirante dietro il successo di Passalacqua. I suoi sogni non sono solo ambiziosi, ma anche concreti.
Nel 2024 è stata ampliata la spa, a cui si accede dalle ex scuderie della villa. Qui colpiscono le tappezzerie repliche degli affreschi di casa dell’architetto Portaluppi a Milano, come un rigoglioso herbarium di piante esotiche, ma anche l’area relax con antiche volte a crociera e poltrone Bonacina, le sale trattamenti illuminate dai lampadari dell’artista Yahya, che regalano riflessi intricati. Si proseguire poi nei tunnel sotterranei, oggi rivisitati con un’area umida e una piscina interna, come una serra affacciata sul parco. Ci si rilassa, con i trattamenti Seed to Skin, performanti ma anche naturali e detox. Tra questi, il Beautiful Balance Ritual: una doccia calda con il Matcha Soap dalle proprietà emollienti, seguita da un bagno di vapore, uno scrub salino tonificante, una sauna Aufguss con terapista e un Candle Massage idratante a base di olio di cocco. Il resto, a Passalacqua, che rimarrà aperto fino ai primi di gennaio 2025 per festeggiare la stagione natalizia, è fatto di yoga, lezioni di floral design, Afternoon Tea, degustazioni di vino e lezioni di mixology con il barman.
L'esterno e gli ambienti interni di Passalacqua
Dulcis in fundo, magari dopo un po’ di shopping in un gazebo nel verde, è il momento della cena. Un’altra novità di quest’anno: l’arrivo della chef Viviana Varese, che fa rivivere la grande cucina del passato, come quando le famiglie aristocratiche lasciavano i palazzi in città per trasferirsi nelle ville al lago portando con sé il cuoco di casa. E che cuoca. I piatti di Viviana (scegliete il menù degustazione che porta il suo nome) interpretano la sua idea personale e semplice di ricette di famiglia, come la pasta e patate, ma contestualizzate alla grandeur di Passalacqua. Con l’intramontabile piacere di una grande cucina, della convivialità, di una bella tavola curata con porcellane e argenti e di scorci infiniti attraverso le grandi vetrate dei saloni.
Il resto è fatto di relax passeggiando nel grande giardino botanico, su disegno originale di Emilio Trabella, celebre paesaggista e botanico, “l’uomo che sussurrava alle piante”, come lo definì Renzo Piano: intorno al 2000, quando la settecentesca Villa Passalacqua di Moltrasio, fondata dal Conte Andrea Lucini Passalacqua con un progetto paesaggistico dell’architetto Carlo Felice Soave, allora di proprietà del magnate americano Jim Cantwell, fu lui a disegnare il giardino all’italiana. Ma la modernità, si sa, sta soprattutto nella plasmabilità: il restauro valorizza l’identità storica, aprendola a usi contemporanei. Per esempio, la piscina esterna lunga 20 metri, come una fontana classica ricoperta in serpentino locale, circondata da un giardino d’inverno, vivibile come area lounge o per pranzare, disegnata in collaborazione con La DoubleJ. Colori accesi e stampe floreali anche negli ombrelloni e nei cuscini, che richiamano un po’ la fantasiosa sensibilità cromatica di Ken Scott. Perché una pausa sul lago, che sia in giardino, alla spa o tra la grandeur dei saloni, è gioco, leggerezza, fiaba.
Ma a Passalacqua è anche eleganza senza tempo, a cui hanno contribuito anche un gran numero di artigiani da botteghe storiche e di aziende che rappresentano l’eccellenza del made in Italy nel mondo. Basti pensare alle sale da bagno, a volte anche più grandi delle stesse suite, in cui sono stati utilizzati più tipi di marmi selezionati, lastra per lastra, nelle cave di Carrara e Verona, per creare decori che rendessero anche questi ambiente speciali. Colpiscono gli specchi, pezzi unici decorati a mano e firmati Barbini, che ha anche realizzato i trumeau intarsiati dei minibar , e i cosmetici Acqua di Como, con la loro fragranza creata ad hoc (la lozione per il corpo è confezionata in vetro come la più preziosa skincare).
Nelle suite spiccano, come in tutta la proprietà, pavimenti originali in terrazzo veneziano o antichi parquet intarsiati, mobili di famiglia o acquistati alle aste di antiquariato, oltre mille stampe d’epoca, deliziosi bauli in pelle e tessuto realizzati da Bottega Conticelli per nascondere i televisori e tessuti Fortuny, Dedar e Rubelli. Proprio quest’ultimo ha realizzato per Passalacqua il “Voile de Como”, una stampa su velo di alcuni degli scorci più spettacolari del lago, diventata poi un pattern per molti dettagli e oggetti dell’albergo. Ma ci si stupisce per molte cose a Passalacqua, a cominciare dallo spettacolare lampadario alto più di cinque metri nella Sala della Musica dove Vincenzo Bellini amava suonare le sue arie. Sarebbe quasi di certo lui il primo, oggi, a rimanere incantato dalla villa dove due secoli fa compose Norma, Sonnambula e Straniera, tre delle sue opere più famose.
*Mariangela Rossi Genovese di origini toscane, scappa spesso tra le colline lucchesi, in un’ex scuola elementare diventata il suo rifugio nel verde e nel silenzio, ma vive a Milano da oltre vent’anni e ha un debole per New York, dove ha abitato per alcuni mesi. Collaboratrice da anni per Htsi, Amica, iO Donna, Mariangela Rossi è anche autrice di libri legati al benessere, alla cultura olfattiva e allo stile, anche in viaggio.
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